Il vino rende felici. La conferma dai ricercatori calabresi
Per i nostri progenitori era il vinum che rallegrava le tavole romane e accompagnava copiose libagioni. In realtà il prezioso succo che si ottiene dalla fermentazione dell’uva pare fosse conosciuto già da migliaia di anni. Di sicuro era noto nel bacino del Mediterraneo ma ne sono state trovate tracce anche nel Caucaso e in Iran anche se le prime forme di produzione commerciale l’avrebbero messa in piedi gli egizi.
Per non parlare del vino e la sua complessa simbologia nel mondo cristiano: Noè salva dal Diluvio Universale la vite, la pianta, ne beve il succo e se ne inebria; nelle nozze di Cana l’acqua viene trasformata in vino e la rossa bevanda è protagonista di diverse parabole e dell’Ultima Cena.
Vino pazzo lo definisce Omero, fedele alleato della passione Ovidio, per Rabelais e Shakespeare il vino cela la verità e Cecco Angiolieri benedice chi inventò il rosso liquido che riempie di allegria le sue giornate.
Perché un bicchiere di vino, soprattutto quello rosso, si sà, scaccia via la tristezza e riporta il buonumore. Lo ha scoperto anche la scienza che ne attribuisce la responsabilità ai polifenoli, i preziosi composti presenti nell’uva che hanno proprietà anticancerose, antinfiammatorie, cardio e neuroprotettive. E che riescono a modulare l’azione di enzimi essenziali per l’umore e il senso di benessere dell’organismo, controllando il funzionamento di alcuni neurotrasmettitori che, nel sistema nervoso centrale, presiedono alle nostre emozioni. Basta agire su dopamina e serotonina, che, insieme a ossitocina ed endorfine sono responsabili della nostra felicità, e il gioco è fatto.
Insieme ai più famosi flavonoli e tannini, però, secondo i ricercatori, c’è un altro componente, meno conosciuto rispetto ad altri polifenoli ma di sicuro altrettanto importante, a incidere nell’azione sul buon umore e si chiama campferolo.
La scoperta l’hanno fatto all’Università Magna Græcia di Catanzaro dove hanno portato in laboratorio Magliocco e Gaglioppo calabrese e si sono imbattuti nel campferolo, contenuto nei nostri vini in quantità significative, che potrebbe essere la causa, almeno in parte, dell’effetto benefico del vino sul buon umore, grazie alla sua capacità di modulare la degradazione dei principali neurotrasmettitori coinvolti.
Lo
studio, pubblicato da pochi giorni su una delle riviste americane di
riferimento del settore, è solo una prima fase di una ricerca più
ampia, che alla Magna Graecia sperano di portare avanti con l’aiuto
di produttori, enti locali e i gruppi di ricerca che operano nella
regione per estendere gli studi sulle proprietà nutraceutiche dei
vini e di altri prodotti tipici del territorio. In questa prima fase
sono s
Pubblicato il: 15 May 2020Articoli correlati